Intestino corto: la malattia rara e “invisibile”

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Sono circa 800, di cui 150 sono bambini, le persone che, in Italia, soffrono di insufficienza intestinale cronica benigna. Una malattia rara non ancora riconosciuta, e che rischiano, come tanti altri pazienti cronici, di veder sentirsi ancor più dimenticati nell’anno della pandemia.

Cosa comporta l’intestino corto

La sindrome dell’intestino corto è una condizione che determina malassorbimento in seguito alla resezione estesa del tenue (di solito più dei due terzi della lunghezza del piccolo intestino). La sintomatologia dipende dalla lunghezza e dalla funzione residua del rimanente intestino tenue. Purtroppo, però, la diarrea può essere grave e i deficit nutrizionali sono frequenti. É una malattia rara e cronica, già inserita nella lista europea delle malattie rare. Per quanto riguarda l’Italia non è stata ancora inserita nella lista nazionale delle malattie rare né in quello della malattie croniche. Questo la rende sconosciuta a molti operatori del Servizio sanitario Nazionale.

Le possibili terapie della malattia

L’insufficienza intestinale cronica benigna (IICB) può verificarsi sia in soggetti adulti, sia in bambini e adolescenti, come conseguenza di malattie congenite o acquisite dell’apparato digerente o come complicanze gastrointestinali di malattie sistemiche croniche. La terapia consiste in piccoli pasti, antidiarroici e a volte nutrizione parenterale totale o trapianto intestinale.

La cura durante la pandemia

“In questo periodo così critico e oltremodo delicato dovuto all’emergenza sanitaria in corso, il nostro convegno vuole essere un faro per tutti i nostri pazienti, associati e famiglie che si sentono isolati sul piano dell’assistenza in quanto ora fortemente concentrata sul Covid-19″, spiega sostiene Sergio Felicioni, presidente di Un Filo per la Vita Onlus.